sabato 14 maggio 2011

RECENSIONE di Renzo Montagnoli

Noir con retrogusto horror

Credo che sia un caso piuttosto raro che una donna scriva un “noir”, genere per lo più appannaggio di uomini, anche perché la forza innata di questi tende a creare situazioni di non infrequente e notevole violenza.
Ed è ancor più difficile il caso che i due personaggi principali siano femminili, perché in fondo dal gentil sesso tutto è lecito aspettarsi tranne una furia cieca che è propria dei maschi.
Tuttavia, Ornella Fiorentini, con questo suo A bocca chiusa, è riuscita ad allestire un buon noir, basato più sulla tensione psicologica che sull’azione vera e propria, che comunque non manca.
Due donne completamente diverse, di estrazione sociale agli antipodi, dominano la scena, con gli uomini che fanno da comprimari, senza che con ciò l’autrice voglia rilanciare il predominio di un sesso, comunemente definito debole, sull’altro, ma su tutto emerge una visione distopica dell’attuale società, una tendenza al nichilismo da cui poi possono scaturire situazioni aberranti.
E’ una guerra sottile fra le due, di cui la più umile si porta dietro tare ereditarie che giustificano la sua ossessionante follia che è sempre manifesta, a differenza dell’altra che è affetta da sdoppiamento della personalità, insegnante integerrima di francese nel liceo locale, ma anche tenutaria di un bordello in cui pure si offre per prestazioni particolari. Anche quest’ultima ha avuto un’infanzia in cui le è stata da maestra la figlia di una donna di facili costumi, diventata poi pure lei proprietaria di una casa chiusa. E’ lo spirito di questa che aleggia in tutto il romanzo, quasi che, da morta, volesse reincarnarsi nella bella e rigida insegnante, la quale, infatuata dagli insegnamenti dell’infanzia, ha finito con elevarla a mito, un idolo a cui tende con tutte le sue forze.
Il romanzo, ambientato in una piccola cittadina piemontese, prende avvio con lentezza, come è anche giusto, e poi, pagina dopo pagina, cresce di velocità, fino ad arrivare, in un moto vorticoso, alla sua conclusione, con due superstiti, un bambino e uno studente, quasi un auspicio che il mondo possa cambiare solo grazie a chi si avvia alla vita. Tuttavia, il pessimismo di fondo non viene meno, così che nel ragazzo riappare l’ombra della professoressa di francese, un mito decaduto grazie alla scoperta della realtà, ma che comunque tende a riaffiorare, pronto a carpire anima e corpo, un destino in cui il male è sempre a portata di mano, mentre il bene deve essere cercato fra le mille insidie dell’esistenza.
Condotto con mano abile e ferma, con ambientazioni, atmosfere e descrizioni quasi magistrali, A bocca chiusa è un romanzo assai piacevole, la cui lettura è quindi più che consigliabile.
Renzo Montagnoli
http://www.arteinsieme.net/renzo/index.php?m=31&det=8365

giovedì 14 aprile 2011

Foto della presentazione di Ravenna

Ornella Fiorentini mostra il suo romanzo Il Maestro Gilberto Mazzotti, noto a Ravenna per eseguire e comporre brani di Latin Jazz, ha accompagnato splendidamente le letture dei brani.

giovedì 10 marzo 2011

A BOCCA CHIUSA: La scheda del libro

Ornella Fiorentini

A BOCCA CHIUSA

Presentazione di Paolo Cutrì
Illustrazioni di Pellegrino Capobianco



A bocca chiusa

Sullo sfondo della piazza rinascimentale di Roccabruna e nei vicoli medievali che da lì si dipartono, la storia di due donne si muove, intrecciando fili alle loro vite, creando spazi per altri personaggi ma occultando dettagli misteriosi che alla fine sono costretti ad emergere dall’ombra e dal ghiaccio.
Fra Giuditta e Magda, la colta insegnante di francese e la ragazza popolana e folle c’è un abisso, che tuttavia le accomuna.
I giochi di luce e buio creano fantasmi ovunque e li fanno giocare a uno strano gioco che alterna realtà e apparenza,in un mondo dove i desideri si avverano a pagamento e si lasciano dietro una preziosa collana di perle barocche con una vespa incastonata nel fermaglio.


[ISBN-978-88-7497-723-9]

Pagg. 192 - € 15,00


giovedì 27 gennaio 2011

Anticipazione: A BOCCA CHIUSA

Sullo sfondo della piazza rinascimentale di Roccabruna e nei vicoli medievali che da lì si dipartono, la storia di due donne si muove, intrecciando fili alle loro vite, creando spazi per altri personaggi ma occultando dettagli misteriosi che alla fine sono costretti ad emergere dall’ombra e dal ghiaccio.
Fra Giuditta e Magda, la colta insegnante di francese e la ragazza popolana e folle c’è un abisso, che tuttavia le accomuna.
I giochi di luce e buio creano fantasmi ovunque e li fanno giocare a uno strano gioco che alterna realtà e apparenza,in un mondo dove i desideri si avverano a pagamento e si lasciano dietro una preziosa collana di perle barocche con una vespa incastonata nel fermaglio.


Il gatto nero prosegue per Vicolo Violino. Magda cammina a piccoli passi sulla neve. Ha perso la sensibilità nei piedi scalzi.
Il commesso della libreria passa diligentemente il panno imbevuto di alcol sulla vetrina. Si ferma per fissare Magda con la coroncina di rose rosa che sbocconcella una mela rossa. Ne tiene altre due in mano. Le ha appena rubate da una cassetta del fruttivendolo.
“Ecco Santa Dorotea che va al martirio...” sussurra il commesso, con voce incrinata dall’emozione.